Un tempo il governo sui temi del lavoro si occupava soprattutto di ‘politiche passive’. Espressione che sostanzialmente significa difendere il lavoro che c’è, i suoi diritti, la sua qualità.
Da quando la globalizzazione e gli sviluppi tecnologici hanno decretato la fine del ‘posto a tutti i costi’ la politica ha cominciato a parlare sempre più insistentemente di “Politiche attive”. In concreto il governo più che difendere l’indifendibile deve aiutare le persone a ricostruirsi una professionalità coerente con le esigenze del mercato: “Se perdono lavoro diamo loro strumenti per ritrovarlo”. Gli strumenti sono formazione, orientamento, servizi di incrocio domanda-offerta. Bene.
Negli ultimi quindici anni questa funzione è stata ben assolta dalle agenzie per il lavoro.
Chi ha frequentato i centri per l’impiego sa che lo stato, al contrario, ha dimostrato di non saper fare bene questo mestiere.
Purtroppo la politica rivendica continuamente spazi e così il Jobs act ha partorito una bella agenzia pubblica, l’ANPAL, agenzia nazionale delle politiche per il lavoro.
Di cosa si occuperà? A quanto pare dalle anticipazioni di un po’ di tutto: consulenza, supporto organizzativo, incrocio domanda-offerta, orientamento, formazione.
Ma c’era davvero bisogno della mano pubblica?
E’ vero, l’ANPAL si coordinerà con le agenzie per il lavoro (anzi in parte diventerà concorrente delle agenzie anche se ancora non è chiaro con quali e quante risorse), ma per il solo fatto di esistere finirà, come ogni brava agenzia pubblica, con il rivendicare funzioni (inutili?) e con il produrre procedure e protocolli. E in più dovrà coordinarsi con Italia Lavoro e ISFOL: ”Burocrazia portami via”.
Ci auguriamo che non succeda, ma le primi circolari del Ministero sulla trafila a cui sarà costretto il disoccupato tra moduli, verifiche incrociate con Naspi, Asdi, Dis-coll e indennità di mobilità, “patti di servizio”, “dichiarazioni di immediata disponibilità”, profilazioni, non lascia ben sperare.
Un augurio al neo presidente ANPAL, Prof. Del Conte. Gli consigliamo di rendere l’ANPAL ‘snella e trasparente’ e di lasciare il campo il più libero possibile alle agenzie private.
Gli consigliamo di studiare bene il meccanismo di finanziamento dei voucher per la ricollocazione (i soldi che diamo ai disoccupati perché ‘comprino’ formazione e orientamento), di profilazione dei disoccupati e di rimborso delle agenzie per la ricollocazione del disoccupato. Sarà l’unico modo per evitare che l’operazione ANPAL si concluda nel solito ginepraio burocratico.
Infine Un consiglio al governo: la miglior politica attiva del lavoro sono gli investimenti in scuola e università. Un “prodotto” che esce più forte e solido dalla “fabbrica” ha meno bisogno di costosi interventi di manutenzione (disoccupazione) nel corso della sua vita.
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