Molte volte su questo blog abbiamo spiegato perché il tasso di disoccupazione è un indicatore sempre meno importante per descrivere lo stato di salute di un mercato del lavoro: http://www.lorenzocavalieri.it/gli-occupati-non-posti/
Se un “lavoretto” per le statistiche è un posto, se un part time “involontario” è un posto, se una prestazione occasionale è un posto, se gli economisti di tutto il mondo parlano di Gig economy (economia dei lavoretti) allora il tasso di disoccupazione non è più capace di dirci se la gente sta bene con il proprio lavoro.
L’ennesima plastica dimostrazione arriva dalle elezioni americane.
Hillary Clinton ha perso nonostante Obama abbia fatto l’impossibile per sostenerla. E Obama in campagna elettorale ha fatto leva sulla straordinaria performance ottenuta sul fronte della disoccupazione dagli Stati Uniti negli anni del suo mandato. Dal 2009 a oggi la disoccupazione negli USA si è dimezzata, dato impressionante: “Votate Hillary, difenderà il vostro lavoro come ho fatto io, che in questi anni ho dimezzato il tasso di disoccupazione“.
E gli americani? Non ci hanno creduto? No, semplicemente non hanno dato valore al dato statistico. Hanno guardato la precarietà delle loro condizioni di lavoro e il peggioramento del valore relativo delle remunerazioni e hanno votato Trump.
Insomma non solo gli econonmisti, anche la gente comune non crede più all’indicatore tasso di disoccupazione.
Le alternative sono qui http://www.lorenzocavalieri.it/facchini-o-ingegneri/
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