Nei due articoli precedenti abbiamo dimostrato che nel mondo del lavoro di oggi “i contratti di lavoro non sono necessariamente posti di lavoro” (http://www.lorenzocavalieri.it/contratti-non-posti/) e che “gli occupati non sono necessariamente lavoratori stabili” (http://www.lorenzocavalieri.it/gli-occupati-non-posti/).
Nel mondo novecentesco del “lavoro come posto” era facile stabilire il livello di efficienza di un “sistema lavoro”: Il tasso di occupazione e il tasso di disoccupazione erano gli indicatori più immediati ed esaustivi.
Oggi non più. La percentuale di lavori discontinui, precari, ibridi (un autista di Uber è un imprenditore o un dipendente?) è talmente elevata che le classificazioni di un tempo perdono giorno dopo giorno capacità descrittiva. Sta di fatto che il 40% della forza lavoro UE non vive di un “posto fisso”.
Ma Allora come si può misurare l’efficienza di un mercato del lavoro? Quali sono gli indicatori che possiamo utilizzare oggi per capire se un “sistema lavoro” funziona o no?
Intanto bisogna cambiare la prospettiva.
Non ha più senso misurare la quantità di lavoro. Misureremmo anche i voucher, i lavoretti, i lavori precari che stanno per essere soppiantati dalla tecnologia. Misureremmo qualcosa che non costituisce in alcun modo una prospettiva di sviluppo della persona. Da nessun punto di vista.
Dobbiamo cambiare la prospettiva e misurare la qualità del lavoro.
La domanda fondamentale è: meglio un’economia con 10 facchini in più o un’economia con 5 ingegneri in più? Si potrebbe rispondere facilmente che 10 facchini che arrivano a portare a casa 7-800 euro al mese sono pur sempre 10 famiglie in più che godono di qualcosa di simile ad uno stipendio, pur precario. E 10 è più di 5. Ma le cose sono più complicate.
Come ha spiegato il Professor Moretti nel suo ormai celebre “La nuova geografia del lavoro” un lavoro “di qualità” (competenze alte, valore aggiunto alto, stipendio alto) aggiuntivo porta all’economia 5 posti di lavoro aggiuntivi come indotto.
Gli ingegneri comprano case, polizze, viaggi, auto, prodotti culturali, prodotti di benessere ecc. e dietro ogni acquisto ci sarà del lavoro per agenzie immobiliari, compagnie assicurative, tour operator, case automobilistiche, ecc. Quindi meglio 5 ingegneri in più che 10 facchini in più.
Ecco allora quale indicatore dovremo cominciare a osservare con più attenzione: GDP per hour worked. Tradotto, la produttività del lavoro. La ricchezza prodotta (il PIL) per ora lavorata.
Questo indicatore misura la qualità media del nostro lavoro e ci dice se il nostro sistema economico produce mediamente lavoratori di qualità, protetti da competenze evolute e ben remunerati.
Ci dice se siamo un’economia di cassieri che strisciano un prodotto su un lettore di codice a barre o di consulenti commerciali che hanno bisogno di competenze evolute per aiutare il cliente a scegliere il prodotto giusto.
Ci dice se siamo un’economia di facchini o di ingegneri.
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