Da anni ormai giornalisti e politici hanno scatenato un vero e proprio corto circuito informativo sui dati dell’occupazione e della disoccupazione.
L’ISTAT sforna i dati. Se vanno bene il governo dice “Hai visto? E’ merito mio”; se vanno male l’opposizione dice “Hai visto? E’ colpa tua”
E’ una semplificazione che non fa onore ad un paese evoluto che dovrebbe valutare i politici con strumenti meno grezzi.
Ed è una semplificazione che degenera in confusione (e qui i politici ci mettono il loro zampino) perché i dati sul lavoro non sono così facili da interpretare: tasso di occupazione e tasso di disoccupazione non misurano la stessa cosa. Inoltre è facile “giocare” con gli orizzonti temporali: misuriamo le variazioni mese su mese? oppure anno su anno? oppure dall’insediamento dell’ultimo governo? Soprattutto cosa significa “essere occupato”?
Non ci affliggiamo troppo. Non sono solo i politici italiani ad abusare di questo meccanismo. Guardate questa slide:
Obama racconta un mondo in cui Bush distrugge lavoro e lui lo crea. E osservando il grafico sembrerebbe proprio così. Un cattivo e incompetente toglie lavoro e un mago lo crea. Possibile che sia così? Ovviamente no.
Bisognerebbe chiarire cosa significa “posto di lavoro” e come si è costruito l’orizzonte temporale di riferimento. Inoltre occorrerebbe capire quanto e come il dato dell’occupazione sia correlato a quello del PIL e quanto il dato del PIL sia condizionato da fattori esogeni su cui il governo non può intervenire.
Roba da economisti e da statistici, non certo da cittadini che devono valutare al volo i risultati di un politico. I dati sono complessi, le valutazioni invece sono ipersemplificate.
In questa asimmetria purtroppo i politici sguazzano.
Non abbiamo alternativa. O continuiamo a farci turlupinare o ci difendiamo, imparando ad essere un po’ più raffinati nelle nostre valutazioni. Perché ciò avvenga dobbiamo divulgare qualche concetto importante, un piccolo manuale di autodifesa dalle furberie dei politici. Ecco la prima regola:
Gli occupati non sono posti
Quando un politico dice che ci sono 100.000 occupati in più il cittadino tende a pensare che ci siano 100.000 posti di lavoro in più, cioè 100.000 famiglie in più che godono di uno stipendio sicuro, che possono accendere un mutuo e comprarsi la macchina a rate.
Bugia.
L’ISTAT ha pubblicato l’1 giugno in un tweet la definizione di “occupato”: “La persona intervistata viene conteggiata tra gli occupati se ha svolto un’attività lavorativa retribuita, anche solo per un’ora, nella settimana di riferimento dell’indagine”
L’ISTAT ha poi precisato che negli ultimi 3 anni il 98% degli occupati ha lavorato almeno 10 ore alla settimana.
Quindi se ho lavorato nel bar di un amico e lui mi ha pagato “formalmente” (non in nero) un paio d’ore al giorno nell’arco di una settimana per L’ISTAT sono un occupato e non sono un disoccupato.
Eppure con questo pugno di ore remunerate la banca il mutuo non me lo concede, papà deve continuare a finanziarmi e mamma e fidanzata continuano a dire “Non ti sei ancora sistemato”.
Prima regola: Gli occupati non sono (necessariamente) posti
Nel prossimo post una nuova regola di autodifesa dagli slogan politici sul mondo del lavoro.
[…] Leggi l’articolo di Lorenzo Cavalieri […]