2 Comments

  1. marco costantino macchia said:

    Lorenzo, hai ragione. Le partite IVA devono essere mature e crescere sotto questo profilo, siano o meno imprenditori di se stessi: misure come quelle in fase di approntamento produrranno, in tal senso, benefici (pochi) e debito (tanto). Permettimi però un passo in più: anche lo Stato -cioè noi stessi e chi ci rappresenta- deve crescere e maturare in questo scorcio di nuovo secolo, sia nel rapporto con i propri lavoratori dipendenti (da sempre trattati con i guanti bianchi, con tutele talmente lasche da arrivare ad incentivare il disimpegno e l’assenteismo) sia nel rapporto col lavoratore privato (superando l’assioma partita IVA=bancomat pubblico). Una riforma del lavoro è sì necessaria, ed a 360 gradi: ma nella direzione opposta (ancora tutta da realizzare in Italia) di modalità privatistiche realmente efficienti e flessibili nella domanda e nell’offerta, come modello da indirizzare poi verso il settore pubblico – retribuzione in base ai risultati, maggiore formazione e flessibilità, responsabilità e sanzioni per infedeltà al pubblico servizio, tagli reali agli sprechi veri – anziché “battere” la strada di allargare le maglie del debito pubblico a quei figli di un Dio minore che, in Italia, si chiamano liberi professionisti (o più volgarmente, partite IVA). Questi ultimi sarebbero i primi a beneficiarne davvero.

    20 gennaio 2016
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    • Grazie Marco per questo “passo in più”. Sottoscrivo. E’ un processo culturale molto lungo, ma ci arriviamo, siamo “condannati ad arrivarci”

      21 gennaio 2016
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